«Daniel Alexander Dolphin viveva in perfetta simbiosi con il mare e sapeva, da quando vedeva il sole levarsi la mattina fino al tramonto, che nella sua vita non c’era niente di più importante dei momenti in cui cavalcava le onde, capaci perfino di fargli dimenticare lo scorrere del tempo.
Daniel Dolphin amava quella giostra marina sopra ogni altra cosa al mondo, ce l’aveva nel sangue e nell’anima, e questo lo faceva sentire libero. Le sue acrobazie lo aiutavano a raggiungere la totale comunione con il mare e gli suggerivano una sublime verità: l’oceano non era solo una massa d’acqua in perenne movimento, ma qualcosa di vivo, un genitore pieno di buon senso e di infinita bellezza.
Daniel Dolphin era un sognatore, convinto che nella vita ci fosse qualcosa oltre a pescare e dormire, e così aveva deciso di dedicare tutte le sue energie alla scoperta del vero obiettivo della sua esistenza, un’avventura che doveva necessariamente passare attraverso il cavalcare le onde e l’ascolto della saggezza del mare. Questo era il suo sogno.
Fin dall’inizio quelle idee bizzarre si erano scontrate con le incomprensioni del branco. Molti dei suoi amici non riuscivano proprio a capire dove volesse arrivare».
Tratto da: «Il Delfino» di Sergio Bambarén